lunedì 30 aprile 2012

IMPEGNO, RIVOLUZIONE, RIVOLTA. Filosofia e politica nella Francia del ‘900. Spunti per una riflessione generale.

Il tema “Filosofia e politica” mi porta al periodo, tra gli anni '30 e gli anni '70 del 900, in cui operò una serie di intellettuali e di movimenti filosofici e letterari francesi identificabili come personalismo ed esistenzialismo. Il mondo intellettuale francese, a mio parere, ha avuto la capacità di “orientare” molto spesso la politica. Lo fece, in specifico, con grande forza il mondo filosofico; e lo fece forse in maniera più attiva e – soprattutto – risolutiva rispetto, ad esempio, al mondo filosofico italiano. Provo, in questo breve intervento, a fissare l'attenzione su tre nomi: Jean Lacroix, Jean-Paul Sartre, Albert Camus. Per quanto riguarda Lacroix e Sartre non posso che fare anche riferimento a due riviste che, nel corso degli anni sopra citati, hanno costituito dei punti fermi nel dibattito intellettuale francese (e non solo): Esprit e Temps Modernes. È interessante quello che scrive Loubet de Bayle in "I non conformisti degli anni '30", tradotto in Italia nel 1972, in merito al percorso che portò alla nascita di Esprit: “...creare sia una rivista intellettuale sia un movimento destinato a incarnare le idee espresse in questa pubblicazione”; il movimento di cui si parla è la Troisieme Force, quel movimento – cioè – che si batté per proporre una via politica alternativa al marxismo-leninismo e alla borghesia cattolica reazionaria. Emmanuel Mounier, primo direttore di Esprit, inaugurò il primo numero della rivista “affermando il primato dello spirituale e la necessità di scindere le proprie responsabilità da tutti i compromessi politici di destra e di sinistra auspicando, per realizzare ciò, un orientamento, di fronte al disordine contemporaneo, verso una rivoluzione generale dei valori. Un secondo punto, più dottrinale, tentava di precisare in termini filosofici la situazione dell'uomo, della “persona” in rapporto al mondo fisico e in rapporto alla società, rigettando come errori simmetrici l'idealismo e il materialismo, l'individualismo e il collettivismo” (Loubet de Bayle, cit.).